domenica 25 settembre 2011

Parola d'ordine: Detox

L'Inghilterra non è esattamente il posto più adatto al mondo in cui cominciare una dieta, questo è sicuro. Le ultime settimane sono state un susseguirsi di cenette fuori con colleghi e amici, casual fridays conclusi al pub davanti ad una bella pinta e, data la cronica mancanza di tempo per cucinare, direi anche cenette (orrore) surgelate pronte in venti minuti, previa cottura in forno.

Prima che il fegato faccia definitivamente fagotto, forse è il caso di correre ai ripari. Oggi zuppa di piselli ed altre verdurine, all'insegna del detox.

Questa zuppa, buona e sana, non potrebbe essere più semplice da preparare: una mezza busta di piselli surgelati, una manciate di fagiolini freschi (anche surgelati ce li potremmo far andare bene), una carota rigorosamente organic tagliata a tocchetti e uno scalogno affettato sottile. Per due sane porzioni basta mettere tutta questa verdura in una pentola alta con il fondo antiaderente e coprirla appena d'acqua. Si fa bollire per una mezz'ora a fuoco basso e poi si passa tutto con il frullatore ad immersione, fino a ottenere una crema piuttosto liscia. Ancora cinque minuti e si può servire la zuppa con un filo d'olio evo, una grattatina di pepe ed un generoso pizzico di sale (l'anice stellato è totalmente opzionale, ma oltre a decorare conferisce al piatto un gradevolissimo aroma dolce e pungente).

giovedì 21 luglio 2011

L'opzione inglese dell'insalata greca

Ne è passata di acqua sotto i ponti dall'ultima volta che ho inserito un post su questo blog. E l'assenza non è stata determinata dal venir meno dell'ispirazione o della voglia di sperimentare nuove soluzioni in cucina. Molto più semplicemente nel mezzo c'è stato un matrimonio on the road con annesso viaggio in giro in giro per gli Stati Uniti e un trasloco (per la verità ancora un work in progress) nella perfida Albione. 

Così comincia l'avventura a Londra, con casa nuova, nella quale ci trasferiremo a fine luglio, lavoro nuovo, colleghi nuovi e grandi cambiamenti, sperabilmente positivi. Troppo presto per dire se tutto andrà per il verso giusto, ma da queste parti usano dire "change is always good", quindi staremo a vedere.

E così tra una cosa e l'altra è già luglio inoltrato. Qui a Londra in realtà non sembra affatto. E' umido e piove praticamente tutti i giorni, anche se non continuativamente. E siccome sto cominciando a sentire la mancanza dell'estate mediterranea, stasera come "side dish" ho preparato una bella insalata greca con pomodori (2 a persona), feta, olive verdi tagliate in due, cipolla, basilico e tonno (una scatoletta grande o due piccole per 5 persone, come tocco personale). Un goccio d'olio d'oliva, una spruzzata di aceto e un pizzico di sale et voilà, il contorno è pronto.





mercoledì 18 maggio 2011

Addio al nubilato bavarese (the thankful post)

Questo è un post di ringraziamento alle mie carissime amiche, che sono state bravissime nell'organizzare questo week end lungo all'insegna della birra, della cultura (un po' anche quella) e del divertimento. 
Fino a tre giorni fa ero a Monaco con loro, tra manette di peluche e grossi boccali di lager per festeggiare il mio addio al nubilato in maniera goliardica... e sono stata così bene che ancora oggi mi sembra strano essere tornata a casa.
Ecco, in breve, qualche foto del viaggio.


Io e le fantastiche quattro in un Ristorante di cucina tipica non lontano dal Viktualienmarkt


 Piatto a base di carne e salsa di funghi servito all' Augustiner-Bräu


Il mercato alimentare in pieno centro di Monaco: Viktualienmarkt

sabato 9 aprile 2011

Biscottini alla cannella per la gioia dei colleghi

E' sabato, il cielo è azzurro da far male agli occhi, fa caldo come fossimo in pieno giugno, ma mentre qualche fortunata collega passa il week end a Lugano ad arrostirsi per bene al sole, io dovrò sbrigare delle penosissime incombenze stagionali, non più rimandabili in alcun modo, purtroppo. O adesso o mai più, perchè i prossimi fine settimana saranno completamente imegnanti tra Roma, Londra, l'addio al nubilato a Monaco (internazionale, vero?) e la definizione degli ultimi dettagli del mio matrimonio più che casual. Mi piange il cuore, anzi, diciamo che l'idea di dover pensare al cambio stagione nell'armadio e al 730 oggi mi fa venire il sangue ai denti. Ma tant'è, vorrà dire che farò tutto con la finestra aperta e ascoltando una bella compilation di viaggio infarcita di roba dei Beach Boys, fingendo di essere in un resort di Marina del Rey. 

La ricetta di oggi rispecchia un clima ben più invernale, essendo stata concepita nell'ormai classica domenica pantofolaia di freddo e nebbiolina. Si tratta dei biscottini alla cannella che tanto ci piace sgranocchiare con una bella tazza di té. I biscottini in questione sono stati portati in ufficio per rallegrare un po' le uggiose mattinate milanesi.


Ingredienti (quel tanto che basta per riempire una scatola di latta)

250 gr di farina
100 gr di farina integrale
150 gr di burro
150 gr di zucchero a velo
un cucchiaio di cannella in polvere
4 tuorli
un pizzico di sale

Utilizzando la planetaria ho montato il burro a temperatura ambiente con lo zucchero a velo, ho unito quindi tuorli, cannella e le farine setacciate con il sale. Ho impastato bene e creato quindi una palla, che ho riposto in frigo per un'ora, avvolta nella pellicola. L'impasto così ottenuto, leggermente più solido, l'ho poi steso  e ne ho ricavato dei biscotti, con le mie simpatiche formine, spessi circa 4-5 mm. Per finire, li ho disposti in un paio di teglie e cotti in forno preriscaldato a 180° per circa 15-20 minuti (non devono scurirsi troppo).
Fortunatamente hanno riscosso un buon successo tra i colleghi e la sera stessa ho portato a casa la scatola di latta. Vuota.

sabato 26 marzo 2011

Latkes leggeri

Probabilmente è arrivata la bella stagione. Stamattina sono uscita di casa e c'era un tempo meravigliosamente bello, il pratino sotto casa è un tripudio di margherite e violette e anche le giornate si stanno allungando. Non è che quindi abbia passato molte ore in cucina, ultimamante. Però sono ben contenta di proporre una ricetta di qualche tempo fa, preparata come contorno in occasione di uno di quei pranzoni domenicali dove non manca certo un bel piatto forte a base di carne.

I latkes sono frittelle di patate tipiche della tradizione ebraica, proposte come contorno o stuzzichino in qualsiasi deli newyorkese che si rispetti, non meno richieste del pastrami e di certi cetrioli sottaceto che manco la Saclà.

Ho letto tante ricette e più o meno tutte prevedono farina e uovo come addensanti, per rendere i latkes compatti. La formula adottata per l'occasione, invece, contemplava solo l'utilizzo di due patate per commensale, un'abbondante grattugiata di pepe e un pizzico di sale: si grattugiano le patate e si strizzano con l'aiuto di un canovaccio pulito, per eliminare parte dell'amido, quindi si aggiungono sale e pepe e si ottengono le frittelle utilizzando un coppapasta rotondo. Restano poco stabili e la forma sicuramente non è perfetta, ma così le trovo più leggere e digeribili. Uno ad una, facendo molta attenzione, si dispongono i latkes sulla griglia unta d'olio (o in un padellino antiaderente), rovente. Sono pronti quando formano una sorta di crosticina leggermente brunita in superficie.



domenica 13 marzo 2011

La pizza di Bonci

E' stato un sabato piuttosto tranquillo e sonnacchioso. Tutona di casa e pc perennemente acceso per rispondere alla posta e piluccare qua e là qualche idea mangereccia dalle mie foodies di fiducia: normalissima amministrazione. Certo, ultimamente il tempo non invoglia a mettere piede fuori casa, è marzo ma sembra novembre e io non vedo l'ora di poter mandare in lavanderia quella specie di piumone da letto/muta da palombaro imbottita, che mi ostino a spacciare per cappotto, a cui in inverno faccio sempre fatica a rinunciare.

E confesso che tra i vari cybergiri su internet, sono andata alla ricerca di un corso di food photography. Mi sembra di vedere le smorfiette ironiche di quanti, soltanto un mese fa, leggevano su queste pagine una mia affermazione sprizzante autocompiacimento e finta noncuranza: "non tengo particolarmente a vincere il premio "Donna Hay" per la miglior presentazione fotografica del 2011". Falso, falso, e ancora falso, vostro onore! O meglio, certo non ambisco a vincere un premio come miglior food photographer dell'anno, non è questo il mio scopo, tanto più che siamo ben lontani da certi standard. Però magari riuscire a postare qualche foto senza effetto "lumino dei morti" e "manina tremula" ogni tanto sarebbe bello, ecco. Sicuramente la Canon dei miei non aiuta, sicuramente l'ostinarmi a scattare di sera, dopo aver cucinato tutto il pomeriggio, mette un bel carico da undici, ma sono convinta di avere grossi margini di miglioramento. Questo quindi è un altro buon proposito per il 2011!

Ma veniamo al sodo. Ieri mi sono cimentata nell'impasto di Gabriele Bonci, l'ottimo cuoco romano proprietario del Pizzarium. La pizza è stata veramente deliziosa, tuttavia quasi di sicuro sarebbe stata ancora più soffice se avessi avuto il tempo di farla lievitare 24 ore nel ripiano basso del frigo, secondo quanto prescritto dallo chef, usando del lievito madre (di cui non disponevo) anzichè il comunissimo cubetto di lievito di birra. Ma tant'è, alla fine abbiamo spazzolato tutto come se non esistesse un domani.

Ingredienti per due teglie (8 persone o 4 molto golose):
600 gr di farina 00
150 gr di farina integrale
1 cubetto di lievito di birra
560 gr di acqua
2 cucchiai colmi di olio evo
1 pizzi co di sale

L'impasto deve essere estremamente morbido. Più che altro molle. L'ho lasciato riposare coperto e al caldo per un paio d'ore, quindi mamma ci ha rimesso mano e l'ha reimpastato. Come sempre, forno preriscaldato a 220° e santa pazienza nello stendere la pizza nella teglia livellandola con i polpastrelli sulla carta da forno unta. Uno dei miei condimenti preferiti, ultimamente, è la classica margherita potenziata con carciofi romani, origano e tonno. Va servita caldissima.





sabato 5 marzo 2011

Pizzelle abruzzesi (mamma docet)

Passato il periodo di relativo scoglionamento che mi ha tenuta lontana dai fornelli - perchè del resto anche per creare qualcosa di buono occorre avere il giusto mood - ritorno prepotentemente in sella con uno dei grandi classici della mamma, le pizzelle (note ai più come ferratelle) abruzzesi.

E allora questo pomeriggio, dopo aver mantenuto una corrispondenza strategica con un paio di recruiter inglesi, perchè "London calling", ora come non mai, e prima di rituffarmi a pesce sullo studio dei preventivi del nostro viaggio di nozze sui generis, mi sono concessa un'oretta di svago dolciario, preparando proprio questa splendida specialità, in onore delle mie origini majellesi.

La preparazione di questo dolce presuppone l'utilizzo di un apposito ferro elettrico, adatto a conferire a questa sorta di frittelle la loro caratteristica forma. Credo sia leggermente difficile da trovare, però, in negozi di casalinghi comuni, fuori dal territorio regionale.

Ad ogni modo, ecco la ricetta per una quarantina di pizzelle:

6 uova medie
6 cucchiai rasi di olio di semi
6 cucchiai rasi d'olio d'oliva
6 cucchiai di zucchero
6 cucchiai colmi di farina 00 setacciata
la buccia grattugiata di un limone bio
olio q.b per continuare a ungere il ferro da pizzelle, man mano

La preparazione è piuttosto semplice: basta montare a neve ferma (io ho usato le fruste elettriche) i 6 albumi, quindi incorporare poco per volta i tuorli, lo zucchero, l'olio, la farina e la buccia del limone.
La pastella così creata va versata, con l'ausilio di un mestolino, e solo poco per volta, al centro del ferro aperto e preriscaldato. Chiudendo il ferro e aspettando qualche secondo prima di riaprirlo e staccare la singola pizzella, il calore avrà fatto il suo lavoro condensando il composto.

Consiglio vivamente di mangiare le pizzelle entro un paio di giorni, quando ancora sono fragranti. Spalmate di marmellata di more casalinga o di nutella sono veramente la colazione ideale.


domenica 23 gennaio 2011

Pane Pitta

Come di consueto, approfitto delle ore libere domenicali per potermi dedicare per benino alle mie creazioni gastronomiche. Questa in particolare risale a qualche fine settimana fa, quando con la mia mamma abbiamo ben pensato di preparare qualche piatto esotico per festeggiare l'Epifania.

Secondo me il pane pitta con l'hummus è un piatto estremamente adatto all'estate, forse un po' meno al clima di questi giorni, ma tant'è. I ceci li avevamo e io avevo proprio voglia di intingere del pane all'uso mediorientale in questa deliziosa salsetta. Tutto questo mi ricorda alcuni aperitivi estivi nelle serate romane, quando tra i vari stuzzichini mi sono vista portare anche dei bicchierini piccolissimi riempiti di questa cremina dorata. 

La ricetta del pane pitta è tratta brutalmente dal blog della mitica Sigrid. Eccola qui. 
La foto da me realizzata è imbarazzante, per quanto è brutta. I mezzi tecnici però sono quelli che sono e anche la mia perizia in materia lascia a desiderare. Credo però basti ad illustrare il piatto e poi non tengo particolarmente a vincere il premio "Donna Hay" per la miglior presentazione fotografica del 2011, non so se mi spiego.

Io nel frattempo mi sto facendo una cultura in materia di birra, preparandomi spiritualmente al mio addio al nubilato a Monaco (dico solo questo: le amiche organizzatrici hanno fermato un appartamento in centro, scegliendolo per la vicinanza alla "Via della Birra"). Inoltre, continuo a piluccare idee dai libroni di Nigella che ad ottobre mi sono stati regalati per il mio compleanno. Chissà che non ne venga fuori qualche spunto interessante per i prossimi post... E per qualche cenetta che faccia contento il mio futuro marito :-)

giovedì 6 gennaio 2011

La Befana ama i piatti nordafricani: il Cous Cous vegetariano

Finalmente quattro giorni di stacco prima di cominciare in maniera vera e propria il nuovo anno. A casa mia ci stiamo accostando in maniera molto soft alla cucina detox, dopo i bagordi di Natale e Capodanno. I kg da perdere sono almeno 5 e sono fermamente intenzionata a perderli prima del mio matrimonio americano: ho già adocchiato un vestitino strepitosamente bello da indossare a giugno ed ho tutta l'intenzione di indossarlo con stile.
E comunque sono giornate estremamente pigre, in attesa di capire se le risorse umane della mia azienda avranno pietà di me e mi rimanderanno a Roma, leggo, dormo molto, mi informo su Monaco di Baviera e, grazie alla nuova guida sulle birre più buone del mondo, mi faccio una cultura su uno dei motivi principali per cui il mio addio al nubilato si terrà proprio nella ridente Baviera.

Oggi, comunque, si va di cucina nordafricana e mediorientale. Antipastino con fettina di pitta spalmata di hummus (prossimamente su questi schermi anche la ricetta della pitta) e main course a base di Cous Cous con verdure, ricetta adorabile ed allo stesso tempo di una banalità sconvolgente.

Ingredienti per quattro:

500 gr di CousCous precotto
500 ml di acqua
2 dadi da cucina
1 melanzana
3 carote
2 zucchine
pomodorini pachino
1 cipolla rossa
1 peperoncino
basilico
5 cucchiai d'olio evo
sale q.b.

Per prima cosa si affettano a cubetti gli ortaggi e in una capiente padella si fanno scaldare 4 cucchiai d'olio con il peperoncino tritato e la cipolla tagliata a fettine. Quando la cipolla si sarà imbiondita, si aggiungeranno tutte le verdure e le si lascerà a stufare per circa 15 minuti, mescolandole di tanto in tanto. Sconsiglio di tenerle sul fuoco per più tempo, o cominceranno a perdere di consistenza. Le si sala e le si tiene un attimo da parte.

In un bel padellone largo da paella si versa tutta la confezione di Cous Cous. Si equidistribuisce il prodotto sul fondo e lo si tiene ben sgranato, aggiungendo un cucchiaio d'olio. Si copre il tutto con il brodo bollente ottenuto facendo bollire i due dadi da cucina nell'acqua, si mescola per bene e quindi si lascia riposare 5 minuti con il coperchio.

Si serve il piatto mescolando il Cous Cous alle verdure e guarnendo la preparazione con abbondante basilico fresco.

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