lunedì 13 dicembre 2010

Sprazzi di baviera: i Pretzeln

Come ogni anno sono arrivata a ridosso della cena natalizia con le amiche. Quest'anno, come da un po' di tempo a questa parte, abbiamo optato per il ristorante bavarese vicino casa, che riteniamo particolarmente adatto al periodo. Cucina discretamente pesante, birre strutturate e grappe di rigore: questo è tutto quello che cerchiamo di contorno agli auguri.

Domenica scorsa, per continuare a giocare con il Kitchen Aid e per cominciare ad entrare in clima, ho pensato di preparare dei Pretzeln da sbocconcellare davanti alla tv, di sera, con qualche fetta di speck altoatesino. E guarda caso sul ricettario arrivato in dotazione ho trovato proprio ciò che cercavo.

Ingredienti

500 gr di farina 00
75 gr di strutto
30 gr di lievito in polvere per impasti salati
40 gr di zucchero
125 ml di acqua tiepida
125 ml di latte tiepido
1 pizzico di sale
1 uovo
1 cucchiaio di semi di sesamo

Agli ingredienti secchi, mescolati nella ciotola della planetaria, ho aggiunto a poco a poco i fiocchetti di strutto ammorbidito, quindi il latte e l'acqua tiepida, a filo, continuando a mescolare con la frusta piatta, a bassa velocità. L'impasto così creato, di consistenza morbida ed elastica, l'ho lasciato lievitare, coperto con un canovaccio, per circa mezz'ora, sopra il termosifone tiepido.

Ho quindi impastato nuovamente il tutto in maniera molto veloce, sulla spianatora di legno, dividendo poi il tutto in 12 panetti. Da ogni panetto ho creato una sorta di lungo grissino (40 cm) di circa 1 cm di diametro.  Ho disposto ciascun "grissino" annodato nella classica forma del pretzel su di una teglia, precedentemente rivestita di carta da forno unta. Ho spennallato i pretzeln con l'uovo battuto e ne ho cosparso la superficie in maniera uniforme con i semi di sesamo. Tenuti circa 30 minuti in forno preriscaldato a 200°, sono una vera delizia. Buoni sia caldi che un po' posati, con salumi e formaggi tipici.

lunedì 6 dicembre 2010

Nevica, governo ladro! E noi prepariamo una simil-Sacher

Stasera sono tornata da Milano completamente intirizzita. Mi sono bastati quei fatali 50 metri che separano Rinascente da Sephora per ridurre le mie manine improvvide, sguarnite - dimenticanza mia - di guantini, in due pezzetti di ghiaccio color blu mirtillo. Del resto occorrerà pure pensarci con qualche giorno d'anticipo ai regali di Natale, senza contare che io odio girare per il centro riducendomi all'ultimo tuffo, spingendomi a forza contro blocchi di masse isteriche e deliranti alla ricerca dell'ultimo paio di stivali taglia 37 rimasto in tutta la Lombardia. Anche no, grazie.

Ma è inutile girarci attorno, il migliore acquisto del 2010 è stato il Kitchen Aid rosso fiammante che mi è arrivato qualche giorno fa tramite corriere, ultimo prodotto delle mie scorribande di shopping online. Oltre che bello si è rivelato utilissimo: l'ho immediatamente messo alla prova nella preparazione della classica Chocolate Trifle Cake, ricettina trovata su "How to be a domestic goddess" di Nigella Lawson. A dirla tutta ho cercato di ingentilirla un po', sostituendo la marmellata di arance al ripieno cioccolatoso originariamente previsto.

Ingredienti:

400 gr di farina
300 gr di zucchero bianco
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina
50 gr di ottimo cacao in polvere
1 cucchiaino raso di bicarbonato
1/2 cucchiaino di sale fino
200 ml di panna liquida
3 uova medie
150 ml di olio di semi
175 gr di burro fuso, raffreddato
250 ml di acqua naturale, fredda.
1 vasetto di marmellata di arance

Per la glassa

130 gr di burro a pomata
50 gr di zucchero a velo
120 gr di cioccolato fondente
1 fialetta di essenza all'arancia

Il procedimento è lo stesso dei muffins: il segreto è separare, inizialmente, gli ingredienti secchi da quelli liquidi. Quindi, in una capiente ciotola ho mischiato la farina con lo zucchero, il cacao, il lievito, la vanillina, il bicarbonato ed il sale; in un altro contenitore ho sbattuto velocemente le uova con la panna.
 Qui entra in gioco il mio giocattolo nuovo: a velocità sostenuta ho azionato le fruste per emulsionare ben bene acqua, olio e burro fuso, quindi ho aggiunto gli ingredienti secchi tutti assieme e, solo quando il composto, dopo un paio di minuti, cominciava a diventare omogeneo, ho versato a filo le uova con la panna. Con la pala piatta il fidato Kitchen Aid ha provveduto a velocità moderata ad amalgamare tutti gli ingredienti per creare una crema abbastanza consistente e priva di grumi.

Ho infornato la pastella in una teglia rotonda con cerniera, attentamente imburrata, a forno già caldo (180°) per circa un'ora. Ho lasciato quindi la torta a freddare su una graticola e, nel frattempo, mi sono dedicata alla glassa. Niente di più facile, è bastato amalgamare il burro a temperatura ambiente con il cioccolato fuso in un pentolino, aggiungente lo zucchero a velo setacciato e la fialetta di essenza all'arancia.

Per completare l'opera, ho spaccato la torta ormai fredda a metà, aiutandomi con un filo, farcendo il disco sottostante con una generosa spalmata di marmellata di arance. Con una spatola di silicone ho quindi spalmato la superficie del dolce, bordi compresi, con la crema al cioccolato fondente. Ancora più deliziosa , questa simil-Sacher, se accompagnata da una buona tazza di The Earl Grey in una fredda domenica invernale, mentre fuori nevica.

domenica 7 novembre 2010

Torta di rose salata

La latitanza è stata lunga, lo so, e spero di farmi perdonare dai miei pochi aficionados con una ricetta semplice e gustosa, molto adatta a questa domenica sera fredda e uggiosa di inizio novembre. L'idea, in questo caso, è di quel genio della cucina della mia mamma, che riesce sempre a inventarsi qualcosa di interessante per reciclare avanzi e rimasugli, senza buttare niente e, allo stesso tempo, creare delle cenette deliziose per la gioia di noi golosastri.

Si dà il caso che sia avanzato un panetto di pasta di pizza dall'impasto preparato ieri, del peso di circa 500 grammi. E' bastato quindi spianarlo in una sfoglia spessa non piu di mezzo cm e disporvi sopra un paio di salsicce fresche del tipo ciauscolo (frutto dell'ultima scorribanda al paese di mio padre, nelle Marche) sbriciolate a fiocchetti, una decina di pomodori pachino tagliati a cubetti, una mozzarella a fettine e qualche oliva nera a pezzetti. Per completare l'opera è necessario semplicemente arrotolare il tutto e tagliare "la creazione" a fette di 4-5 cm, disponendole in una tortiera foderata di carta da forno unta, spennellando con olio evo ogni singola rosa.

Il lievito dell'impasto fa crescere le fette di rotolo, rendendole simili a rose e facendole unire. E' sufficiente farle riposare sul termosifone acceso per un'oretta. Si inforna per circa 20 minuti a 180° e si serve questa torta salata ancora calda. Noi l'accompagnamo con un bel bicchiere di birra fredda, se voi siete più virtuosi, buon pro vi faccia :-D

sabato 25 settembre 2010

Un cuore di pistacchio: Trinacria e Perfida Albione

Ingredienti:

125 gr di biscotti Digestive
75 gr di burro
1 spolverata di cannella
500 gr di Philadelphia
200 ml di panna montata
60 gr di zucchero a velo
2 cucchiai colmi di crema di pistacchio
2 lime
1 fialetta di estratto di vaniglia
30 pistacchi
violette candite a piacere

Per non dimenticare del tutto l'estate, ora che comincia a fare freschino e ripartirà l'incubo del cambio stagione negli armadi, ho resumato una ricetta della cara vecchia (si fa per dire) Nigella Lawson, aggiungendo un'importante variazione sul tema: la crema di pistacchio di Bronte comprata da Castroni in primavera. Questa magnifica cheesecake a forma di cuore l'ho portata a cena da una coppia di amici, per concludere degnamente una serata in stile BBQ. Devo ammettere che se avessi aggiunto un paio di cucchiai di zucchero in più, sarebbe riuscita anche meglio. Però in fondo, per essere scenografica, è scenografica!

Prepararla è stato facilissimo: si mescolano i digestive ridotti in polvere con il burro fuso e la cannella e, come di consueto, si dispone questa sabbietta umida sulla base di una teglia a cerniera imburrata (diametro 20 cm), quindi si ripone in freezer per farla indurire.

Si monta a parte ben bene il formaggio morbido con la panna - io la compro già montata - per poi incorporare il succo di due lime, lo zucchero a velo, l'estratto di vaniglia e due generose cucchiaiate di crema di pistacchio. Il composto viene quindi spalmato in modo uniforme sulla base di biscotto e poi via di nuovo in freezer per un'oretta, quindi si lascia riposare in frigo. Poco prima di servire, ho cosparso la superficie del dolce con i pistacchi sbriciolati, decorandola a mio gusto con le violette candite. Il contrasto tra il verde ed il viola, a mio parere, è molto d'effetto. E forse, l'avrete capito, la cheesecake è uno dei miei dolci preferiti : )

mercoledì 8 settembre 2010

Nikolaiviertel ed il fascino discreto di una Berlino d'altri tempi

Continua la mia ricerca assidua di esperienze gastronomiche interessanti. Volevo giusto indicarvi un ristorante che, per gli accostamenti tradizionali e la scelta di perseguire una cucina campagnola e robusta, ha sicuramente meritato il podio culinario durante i 4 giorni trascorsi a Berlino in agosto.

La città di per sè è così cosmopolita, rivoluzionaria, culturalmente affascinante da far venire le vertigini. Anche le possibilità di assaggiare piatti diversi, rappresentativi delle diverse anime del melting pot berlinese, sicuramente non mancano. In uno scenario così vario ed eccitante, però, ogni tanto il rigore della cucina classica non può che essere apprezzato.

Ed è così che, in una tiepida sera estiva, ci siamo avventurati nel quartiere adiacente la chiesa di San Nicola, un piacevole angolino ottocentesco nel cuore del centro storico, a due passi dalla magnificenza di Unter Der Linden da un lato e dal funzionalismo di Alexanderplatz (bruttina ma affascinante, si direbbe di una donna), dall'altro. 

Per la cena ci siamo affidati alla solita preziosissima guida Lonely Planet ed il locale prescelto, Zur Letzen Instanz, è stato assolutamente all'altezza delle aspettative, un susseguirsi di salumi, pane alle noci,  seguiti dall'imprescindibile stinco di maiale con contorno di cavolo rosso e gnocchi di patate.  

E la birra, ça va sans dire, era davvero ottima, una darkbeer artigianale. O "Berliner", come la chiamano gli amici crucchi. Da provare.

Zur Letzten Instanz
Waisenstr. 14-16,
10179 Berlin



domenica 29 agosto 2010

Tiramisù versione tropical

Ingredienti

Una ventina di savoiardi (o una trentina di Pavesini, che è meglio)
1 Scatola piccola di ananas conservato nel suo succo
200 gr di cocco a pezzetti
500 gr di mascarpone
5 uova medie
5 cucchiai di zucchero
2 quadretti di cioccolato bianco (opzionale)


Per illuderci che l'estate non sia finita, ecco una ricetta che più classica non si può, riveduta e corretta per la gioia dei palati alla ricerca di sapori estivi. Mi vengono in mente le granite e i gelati mangiati in vacanza, la mega coppa assaggiata al Sony Center di Berlino e mi guardo indietro con una lacrimuccia. Erano solo un paio di settimane fa, ma sembra passata una vita! Nel frattempo mi aggrappo a quel che rimane della mia pedicure blu puffo, perchè non voglio rassegnarmi al tempus fugit e all'inevitabilità della valanga di lavoro che mi sommergerà a settembre.

Ma torniamo al dessert. Si tratta di un banalissimo tiramisù, preparato secondo la consueta ricetta che prevede, per ogni etto di mascarpone, un cucchiaio di zucchero e un uovo. Se vogliamo, questa volta non mi è nemmeno riuscito a regola d'arte, perchè le uova erano quelle "maxi", e probabilmente avrei dovuto utilizzarne una in meno. Inoltre, con mio sommo dispetto, al Supermercato sotto casa a Roma avevano finito i Pavesini e mi sono dovuta arrangiare con i panicciosi savoiardi, un tipo di biscotto che sicuramente non prediligo.

Ad ogni modo, per alleggerirlo un po' e renderlo più adatto al clima, ho creato questo tiramisù intingendo i savoiardi nel succo dell'ananas in scatola e, dopo aver preparato la crema come di consueto, aggiungendo gli albumi montati a neve alla fine, sono andata avanti a creare una serie di strati biscotto-crema-frutta, fino ad esaurimento ingredienti. In frigo qualche ora, et voilà. Un'aggiunta particolarmente felice è la classica grattatina di cioccolato bianco in cima alla "creazione".

martedì 17 agosto 2010

Sfogliata alle pesche in una splendida giornata d'agosto

Per farla breve, la ricetta in questione è tratta da questo blog. L'idea di prendere a piene mani ispirazione da questa blogger viene dalla voglia di presentare qualcosa di dolce, estivo e allo stesso tempo piuttosto originale agli amici che ieri ci hanno ospitato a casa loro, per un lungo pomeriggio di relax e tuffi in piscina.

La preparazione rimane praticamente la stessa, le uniche modifiche consistono nella sostituzione della creme fraiche con la panna fresca (250 ml anzichè 100 ml) e nell'aggiunta di una spruzzatina di rhum per sfumare la cottura in tegame delle fettine di pesca.

Ed ecco una torta fresca, saporita, ideale da consumere bevendo un bel mohito (tipo quelle preparato ieri da Raffaella) durante una calda serata estiva.

giovedì 29 luglio 2010

The Rock and Sole Plaice: Fish and Chips come piace a noi

Grazie della foto al dolce Sergio ; )
Avrete probabilmente capito che questo, per me, non è il momento migliore per curare con assiduità il blog. Lo spostamento nelle terre del Nord (Milano) e l'iperlavoro rendono certamente più difficile stare dietro ai miei hobbies come vorrei. Mi riprometto, entro qualche settimana, di riprendere in mano le redini con maggiore costanza.

Ma il fatto di aver lavorato come una matta non ha implicato la rinuncia, durante il week end, a qualche giretto interessante. Mi riferisco, in particolare, all'ultimo fine settimana, che ho trascorso a Londra con fidanzato e amici. Siccome ogni scusa è più che buona per mangiare ed esplorare tramite il gusto le tradizioni e cogliere le atmosfere di un luogo, mi fa molto piacere condividere con voi una vecchia conoscenza: si tratta di un posticino, trovato grazie alla spettacolosa guida di Londra della Lonely Planet, collocato in zona Covent Garden. Il locale in questione è The Rock and Sole Plaice e offre la possibilità di assaggiare dell'ottimo pesce (sogliole, razze, merluzzo, stoccafisso) fritto in una spessa copertura di pastella, servito con le immancabili patatine fritte, da non confondersi assolutamente con le più sottili french fries. Il tutto, secondo la più ortodossa delle tradizioni inglesi. 

Sebbene ci fosse la possibilità di prendere un cartoccio al volo e mangiare per strada, io ed il resto della ciurma abbiamo preferito sederci ai tavoli di legno all'aperto e goderci il sole e l'arietta deliziosa. Tutti abbiamo optato per il merluzzo. Croccante, bollente e peccaminosamente "unhealthy".

The Rock & Sole Plaice
47 Endell Street
Covent Garden
London




sabato 19 giugno 2010

Un angolo di Oriente nella Grande Mela: Benihana

Dopo più di un mese di assenza, direi che era proprio ora di ritornare alla carica e riprendere in mano questo blog gastronomico. Non è che io abbia propriamente avuto il tempo di battere la fiacca, è che appena tornata da una intensa (e dispendiosa) settimana a New York trascorsa a fare giri più e meno turistici con i miei ed il mio fidanzato, sono stata sballottata dal mio capo in giro per il Nord Italia, a causa di esigenze di servizio. Ho avuto modo di fare un po' di vita d'albergo, comoda, rilassante, non del tutto priva di rotture e, causa mancanza di wi-fi, del tutto priva dell'opportunità di dedicarmi ad uno dei miei hobbies preferiti quale è, appunto, il foodblogging.

Da qualche giorno mi ronzava in testa l'idea di approfondire il concetto di cucina internazionale all'interno di un calderone colorato e ribollente come la Grande Mela (perchè si chiami così, tra l'altro, non l'ho mai capito). Per gli amanti dell'esotico New York è un vero paradiso: è possibile assaggiare pressochè tutte le squisitezze che può offrire la cucina orientale, e non solo. Non c'è angolino del mondo che non sia rappresentato tra i blocks di Manhattan. A parte la strafamosa Chinatown e la ormai "sputtanatissima" Little Italy (una delusione, piena com'è di nipoti di migranti che non conoscono più di tre parole in italiano e che fanno di tutto per attirarti in locali dove la pizza è gommosa e il caffè acqua sporca), abbiamo Little Brazil, sulla 51st, se non ricordo male e Little Korea sulla 32nd, altri quartieri Italiani tra Brooklyn ed il Bronx, un quartiere Jamaicano... E via discorrendo.

Vorrei soffermarmi un attimo però, sulla cucina giapponese e su quello che è, a mio parere, un piccolo gioiello, cioè il Benihana, sulla 56th West, tra 5th e 6th Avenue. Di questa scoperta devo ringraziare Lorenzo, che ci portò lì a pranzo in occasione del nostro primo viaggio a NYC.

Si tratta, per l'esattezza, di una catena di ristoranti giapponesi dove, al di là dell'estetica un po' kitsch data dall'allestimento e dal cuoco che si esibisce a uso e consumo di una platea di 6-8 avventori in uno spettacolino fatto di destrezza e trovate spettacolari tipo giochetti con palette e coltelli e code di gamberi che vanno a finire nei taschini, si può assaggiare una cucina assolutamente essenziale, a base di carne, pesce, riso e verdure.

Niente intrugli iperspeziati, sapori dissonanti o fritture untuose, come ormai capita spesso di mangiarne, e non solo negli Stati Uniti. Ad accompagnare piatti cotti al vapore, sulla griglia, o le tempure leggere e croccanti, dell'ottima birra Ashai, com'è giusto che sia.

Nella foto sopra, che ha dato a Matteo l'occasione di esercitarsi con il suo nuovo obiettivo Canon, un semplice salmone cotto a vapore con verdurine croccanti.

Insomma, anche l'anno prossimo torneremo nella capitale del mondo e, state certi, non ci faremo mancare una puntatina da Benihana.

Benihana
47 West 56th Street
New York, NY 10019

giovedì 13 maggio 2010

Polenta taragna grigliata con tomini ripieni

E' stata una settimana veramente carica di emozioni: il week end a Londra, il mio moroso che ce l'ha fatta a trovare un lavoro veramente soddisfacente dal punto di vista remunerativo e professionale (manco a dirlo, proprio nella nostra capitale europea preferita) e a fare quel salto di qualità che da qualche mese stava cercando, io che da parte mia continuo a lavorare in media 50 ore a settimana... Non ci siamo fatti mancare nulla.

Per festeggiare la principale novità, stasera ho preparato un piatto sostanzioso piuttosto adatto al clima per nulla primaverile di questi giorni, quindi, via con la polenta. Da brava nordica, non potevo farne a meno!

Ingredienti (x 2)

200 gr di farina per polenta taragna (di grano saraceno)
1 litro d'acqua
1 piccola presa di sale
70 gr di burro
300 gr di formaggi di montagna a piacere (tipo bitto, casera, fontina)
qualche costa di bieta, per dare colore (facoltativa)
2 tomini piemontesi
2 fette di speck tagliato sottile
1 pugno di pistacchi sgusciati e tritati grossolanamente
2 cucchiaini di senape dolce, tipo tedesca per weisswurst

Mettete in un paiolo di rame (o in una pentola di acciaio col fondo spesso) l’acqua e portatela ad ebollizione, poi salatela e versatevi la farina a pioggia, mescolando di continuo con un mestolo affinchè non si formino grumi.

Continuate a mescolare la polenta fino a che non sarà cotta (circa 50-60 minuti). Io ho il paiolo elettrico e mi evito il bisogno di mescolare in continuazione. La lascio semplicemente andare.

Nel frattempo tagliate il burro e il formaggio a pezzetti, poi uniteli alla polenta ormai cotta, abbassando il fuoco al minimo; amalgamate bene gli ingredienti fino al loro completo assorbimento (5-6 minuti).

La polenta così preparata la si fa raffreddare una notte in frigo. La sera successiva la tagliate a fette spesse un cm circa e la grigliate, assieme ai tomini tagliati a metà longitudinalmente, imbottiti di senape e pistacchi e avvolti nello speck. Scelta molto calorica, ma direi che con questo tempo ce lo possiamo sicuramente permettere!

domenica 2 maggio 2010

Brownie marmorizzato al burro d'arachidi

Eccovi una variante del brownie che ho scovato curiosando tra le ricette delle mie bloggers preferite. Questa è di qualche mese fa, tratta dal sito di Genny. Perchè tutti questi brownies concentrati in così poco tempo, si chiederà qualcuno... E' molto semplice: trovo che sia una ricetta ottima per smaltire il surplus di uova di pasqua che ci riempiono casa da marzo all'inizio dell'estate (a casa mia capita , perchè ne ricevo ancora tante, quasi fossi ancora una bimba). In più, è semplice, veloce da preparare e non mi toglie troppo tempo in questi giorni, che sono occupatissima al lavoro fino a tarda ora e contemporaneamente devo pensare ad organizzarmi per il week end a Londra e per il viaggetto a New York di fine mese... Eccola:


Ingredienti

115 gr di burro
170 gr cioccolato fondente
70 gr farina
20 gr cacao amaro in polvere
1 bustina di lievito per dolci
1/4 di cucchiaino di sale
120 gr di zucchero di canna
3 uova
1 bustina di vanillina

Per la copertura al burro d'arachidi
50 gr burro fuso
40 gr zucchero bianco
200 gr  di burro d’arachidi
1 pizzico di sale

Preriscaldare il forno a 160° e imburrare della carta da forno, posizionandola all'interno di uno stampo per plum cakes.  Far fondere il cioccolato con il burro, lasciar freddare, quindi unire la farina setacciata, il lievito, il sale e lo zucchero. Per concludere, aggiungere la vanillina.

Preparare la copertura, mescolando tutti gli ingredienti tra di loro fino ad avere un impasto liscio. Il burro d'arachidi, per altro, ormai si trova facilmente anche al supermercato. Io preferisco la varietà non perfettamente liscia, che permette di sentire la consistenza croccante delle noccioline sotto i denti.

Versare un terzo dell’impasto al cioccolato nello stampo, coprire con parte dell'impasto al burro di arachidi, poi aggiungere dell'altro impasto al cioccolato e finire con la restante crema al burro d'arachidi. Mescolare con un coltello per creare l’effetto marmorizzato. Infornare per 45 minuti , poi lasciare raffreddare a tagliare a quadrotti.

mercoledì 28 aprile 2010

Un primo leggero; zuppa di pomodoro e ceci aromatizzata al rosmarino

Ogni tanto, converrete con me, un piatto leggero e vagamente disintossicante è l'ideale per spurgarsi dalle quintalate di schifezze che ingurgitiamo nel week end. Per chiunque abbia un minimo di vita sociale, la dieta è una missione quasi impossibile, proprio perchè, di solito, non c'è un evento conviviale che non preveda la presenza più o meno preponderante di (buon) cibo. Allora l'altra sera, avendo dei ceci già pronti, ho voluto preparare un primo, che, a ben vedere, è un piatto completo, con la pasta, i legumi e un po' di vitamine.


Ingredienti (per 2 buone forchette)

100 gr di ceci lessati
1 lattina di pomodori
1 pomodoro maturo a cubetti
1 mazzetto di maggiorana
1 filo d'olio
1 cipollina fresca
750 ml d'acqua
1 rametto di rosmarino
1 pizzico di sale
150 gr di spaghetti

Per farla breve, i ceci si preparano in anticipo, facendoli ammorbidire una notte in acqua fredda e poi mettendoli a bollire piano piano per un paio d'ore in una pentola colma d'acqua salata.
Prepariamo un sughetto semplice con un soffrittino di cipolla tagliata fina, la passata, il pomodoro fresco a cubetti, gli odori e un pizzico di sale e ci tuffiamo i ceci lessati. A questo punto, allunghiamo il sugo con l'acqua e lasciamo bollire a fuoco dolce per qualche minuto. 

Proprio in questo sugo "diluito" mettiamo quindi a cuocere gli spaghetti spezzettati o, in alternativa, della pasta corta tipo tubettini. Al momento di servire, cospargiamo i piatti fumanti di zuppa con aghi di rosmarino spezzettati. Ottima per cena, questa zuppetta è anche il pranzo perfetto da portarsi al lavoro.

mercoledì 21 aprile 2010

Melanzane con crema alla tahina e mascarpone

Reduce da una giornata massacrante al lavoro, pubblico questa ricetta mentre con un occhietto guardo la televisione (nuovo 42 pollici, una vera bomba!) e con l'altro sovraintendo distrattamente alla preparazione della valigia da parte del mio fidanzato, che si farà tre giorni a Londra a casa di un suo ex collega.


 Questo contorno è il classico piatto di recupero, preparato per smaltire quel po' di tahina che ancora avevo in frigo. E' molto veloce da realizzare e fa la sua figura, quando accompagnato da una freschissima insalata a base di valeriana. Io ho servito le fette di melanzana ad accompagnamento di un profumatissimo arrosto di maiale e carciofi preparato dalla mia mamma.

Ingredienti (2 persone)

1 melanzana
1 cucchiaio colmo di mascarpone
1 cucchiaio di salsa di soia
1 chucchiaio di tahina
2-3 cucchiaini d'acqua fredda

Basta semplicemente grigliare le fette di melanzana e cospargerle con la salsa creata sbattendo con una forchetta i rimanenti ingredienti. Servite con insalata, spinaci, valeriana o altra roba verde che crei un bell'effetto cromatico.

domenica 18 aprile 2010

Breakfast time con la marmellata di limoni, cannella e chiodi di garofano


Cambiamo un attimo genere e passiamo a qualcosa in cui effettivamente non mi ero mai cimentata prima: la preparazione della marmellata. La scelta è caduta sui limoni per almeno un paio di motivi, intanto perchè la coppia di amici che ci ha ospitati settimana scorsa ce ne ha regalata una discreta quantità, colti direttamente dal loro alberello in giardino. Poi, perchè trovo interessante l'accostamento del sapore aspro del limone con la dolcezza pastosa della cannella. Con dieci limoni medio piccoli (belli, profumatissimi), ho ricavato tre barattolini di marmellata.

Ingredienti

10 limoni medio piccoli bio
300 gr di zucchero bianco
200 gr di zucchero demerara non raffinato (o zucchero di canna)
1 cucchiaino raso di cannella in polvere
1 bustina di fruttapec 1:1
4 chiodini di garofano

Di per sè l'operazione è meno complessa di quanto immaginassi. E' solo lunga e discretamente noiosa. Quindi, se già vi ho scoraggiati, optate direttamente per altri tipi di frutta. I limoni, infatti, vanno pelati, ma non solo, occorre rimuovere bene, nei limiti del possibile,  la parte bianca della scorza, che è amara, e che rovinerebe tutto. Per non parlare dei semini, ne avrò levati una cinquantina. Poi bisogna tagliare a tocchettini piccoli quello che rimane dei vostri limoni (vi assicuro, con tutto quello che ho scartato, la quantità si è dimezzata). Fatto questo, con le manine ormai diventate giallo simpson, versate tutto in una pentola antiaderente alta e unite, a freddo, la pectina. I puristi sono autorizzati ad inorridire, ma se già è stata dura di suo, perchè non dare una mano alla natura e rendere tutto un pochino più semplice almeno in questa fase ; )? 

Si mette la pentola sul fuoco, unendo la cannella ed i chiodi di garofano e si mescola finchè quella che comincia a prendere la forma di una sorta di marmellata comincia a  bolllire per un minuto o poco più. A questo punto si versano nel calderone bollente gli zuccheri e si continua a mescolare per altri tre-quattro minuti. La marmellata praticamente è pronta, è il momento di versarla, ancora caldissima, nei barattoli sterilizzati. Si chiude ogni recipente con il suo tappo pulito, si capovolge e si tiene in questo modo finchè  non avrà raggiunto la temperatura ambiente. Ah, dimenticavo, per sterilizzare i barattoli basta lavarli bene (e pulire bene anche i tappi), asciugarli e metterli in forno a 100° per un'oretta. 

Secondo me, spalmato sul pane questo bel nettare che lo zucchero di canna e la cannella hanno contribuito a rendere color ambra può fornire un valido contributo nella realizzazione della colazione dei campioni ; )!



mercoledì 14 aprile 2010

Cheesecake al lime e marmellata di more per festeggiare la prima grigliata primaverile

Si sta benissimo al sole, quando il sole si decide a fare capolino, anche se siamo ad aprile e la temperatura quest'anno sembra faticare ad alzarsi. Infatti sabato siamo stati a casa di amici, che hanno un bel terrazzo ampio, e ci siamo goduti assieme la prima grigliata di carne all'aperto della stagione.


Inutile sottolineare che non potevo esimermi dal presentarmi con un dolce. Vuoi che mi piace prepararli, vuoi che trovo un bel segno di amicizia il fatto di presentarsi a casa delle persone alle quali si vuol bene con un dono delizioso, sabato ho portato una cheesecake fredda da gustare al termine di un pasto parecchio impegnativo.

Ingredienti

125 gr di biscotti digestive
75 gr di burro
1 pizzico di cannella in polvere
300 gr di philadelphia
300 gr di panna montata
50 gr di zucchero a velo
2 lime
1 bustina di vanillina
3 cucchiai colmi di marmellata di more

Si crea molto semplicemente la base della torta facendo fondere il burro e mescolandolo con i biscotti ridotti in polvere (frullatore o matterello, a voi la scelta) e con un pizzico di cannella. Si pone questa sorta di "sabbia" inumidita sul fondo di una tortiera di 20 cm di diametro, precedentemente rivestita di carta da forno, schiacciandola come si deve, per poi livellarla con cura aiutandosi con la forchetta. La base va quindi riposta in freezer, durante la preparazione della crema.

Preparare il "sopra" è quasi banale: occorre solo montare con le fruste elettriche il formaggio spalmabile (io uso il Philadelphia perchè la ricetta originale della New York cheesecake lo contempla), con lo zucchero a velo, la vanillina ed il succo e la scorzetta grattugiata di un lime. Questo frutto accentua la componente amarognola e acidula della torta, formando un contrasto di sapori con la base molto dolce che, secondo me, è tanto insolito quanto sofisticato. Per ultimo, si aggiunge la panna montata, mescolando bene il composto spumoso così ottenuto. Con l'ausilio di una spatola non si fa altro che piazzare il tutto sulla nostra base, distribuendovi sopra accuratamente la crema, e poi riporre la teglia in frigo per almeno 4 o 5 ore prima del momento di servirla.

Io l'ho presentata spalmata di marmellata di more leggermente liquefatta in un pentolino posto un minuto sul fuoco e guarnita con delle fettine di lime. Molto fresco, estremamente primaverile.

giovedì 8 aprile 2010

Cake salato al gorgonzola, noci e fagiolini

Abbiamo finito di cenare da poco. Del resto, sono solo le 22.30! Questi, in definitiva, sono i ritmi di due workaholics impenitenti. Ora, giusto il tempo di inserire quest'altra ricetta sfoggiata durante il pic nic di Pasquetta, e poi mi infilo sotto le coperte con il mio SOV (i patiti di Scrubs conoscono il significato dell'acronimo!) a guardare la seconda puntata di Nurse Jackie, quella che potrebbe rivelarsi un'altra serie televisiva spettacolare targata Showtime.

Bando alle ciance, dunque. L'ispirazione, anche in questo frangente, mi arriva dall'ottima Alessia di Muffins cookies e altri pasticci che, non mi vergogno affatto ad ammetterlo, al di là dei vari libri di cucina che ho in casa, cucchiai d'oro e ricettari della mamma, forma con Babs e Sigrid la mia triade d'oro in materia culinaria: quando non so bene come ammazzare un ingrediente che ho in casa so che consultando le pagine di una qualsiasi delle blogger in questione (queste tre, ma non solo, in realtà), quasi di sicuro riuscirò a portare a casa il risultato.

Ingredienti


250 gr. di farina 00
150 gr. di fagiolini
100 gr. di gorgonzola piccante
50 gr. di gherigli di noci pecan
3 uova
1 dl di latte
4 cucchiai di olio evo
1 bustina di lievito per torte salate
1 pizzico di sale

Rimbocchiamoci le maniche. Ho pulito i fagiolini, eliminando le estremità e i filamenti, per poi tagliarli a metà, in modo da dimezzarne la lunghezza. Li ho cotti in acqua bollente salata per una manciata di minuti, quindi li ho scolati e messi brevemente a bagno in acqua e ghiaccio, per fare in modo che conservassero un bel colore verde brillante. Quindi, li ho tamponati con un panno pulito.

Utilizzando una frusta a mano, ho nel frattempo sbattuto le uova con un pizzico di sale, quindi, aiutandomi con un cucchiaio di legno, ho incorporato la farina setacciata insieme al lievito. Una volta ottenuto un composto omogeneo, ho aggiunto i fagiolini, il gorgonzola a cubetti, le mie adorate noci pecan tritate grossolanamente, il latte e l'olio, mescolando velocemente il tutto.

Alla fine, ho rivestito uno stampo da plumcake con della carta da forno bagnata e strizzata, e vi ho versato l'impasto. Via nel forno già caldo a 200° per circa 35 minuti, e quando infilzando il cake con i rebbi di una forchetta, questi escono asciutti, significa che la nostra torta salata è pronta per essere lasciata riposare qualche minuto a forno caldo ma spento e tagliata a fette.

Sono sicura che adorerete sbocconcellarla con fettine di pancetta coppata, culatello, o con qualsiasi salume di vostro gradimento.

martedì 6 aprile 2010

Pic nic di Pasquetta con il Brownie

Auguri in ritardo! Insomma ieri, sperando in un tempo abbastanza clemente, io ed il mio fidanzato abbiamo deciso di aggregarci al suo fratellino con relativa morosa per la classica gita fuori porta di pasquetta. Inutile dirlo, ha piovuto tutto il tempo. O meglio, attaccava a piovere ogni volta che mettevamo piede fuori dalla macchina. Non tanto, eh... Giusto quanto bastava per sottolineare che anche se eravamo una bella compagnia di stupidotti pronti a divertirci, non proprio tutto poteva dipendere dalla nostra volontà di fare festa.

A parte questo, il paesino meta della nostra scampagnata è stato Civita di Bagnoregio, un borgo medievale arroccato su un'altura rocciosa, ormai quasi del tutto spopolato, in provincia di Viterbo. E lì, ho colto l'occasione per acquistare una grappa al miele (buonissima!) ed una bottiglia di liquore alle erbe aromatiche che mi ispirava particolarmente, il tutto prodotto da un vinicultore del luogo.

Approfittando di un raro momento di tregua dalla pioggia, abbiamo consumato un pranzetto goloso, anche se sufficientemente frugale, a base di panini fatti in casa, torta salata e l'immancabile brownie, dolce adatto allo smaltimento delle quantità industriali di cioccolata che girano per casa in questo periodo festivo.

Questa ricetta, in particolare, mi è stata fornita dalla mia amica Raffaella e, a mio parere, dà proprio il meglio di sè quando viene servita calda e accompagnata da una pallina di gelato, gusto caramello o crème brulée.

Ingredienti

250 gr di cioccolato fondente
150 gr di burro
3 uova
150 gr di zucchero
60 gr di farina
1 bustina di vanillina
1 pizzico di sale

Ho messo a fondere in un pentolino antiaderente il cioccolato con il burro e, nel frattempo, ho sbattuto bene le uova intere con lo zucchero ed un pizzico di sale. Ho quindi unito a questa sorta di zabaione la farina setacciata con la vanillina ed il cioccolato fuso. Per finire, ho infornato il tutto in uno stampo da plum cake precedentemente rivestito di carta da forno imburrata. Il trucco per un buon brownie è la consistenza del composto, che dev'essere perfettamente liscia e priva di grumi e la temperatura del forno, che occorre accendere con un certo anticipo, regolandolo alla temperatura di 180°. Tenendo il dolce in forno per circa trenta minuti, la consistenza sarà compatta e deliziosamente "screpolata" esternamente, ma ancora praticamente liquida all'interno. Per quanto mi riguarda, questo è il giusto punto di cottura del brownie. Chi gradirà un dolce più compatto. dovra soltanto tenerlo al caldo per almeno una decina di minuti in più. Ma a quel punto il cioccolato avrà perso il suo aspetto di lava incandescente e, con esso, se ne sarà andata parte del divertimento. Un dessert davvero peccaminoso, ma per appetiti robusti... come noi quattro ; )

lunedì 29 marzo 2010

Maccheroni al forno con asparagi e besciamella

Non potevo certamente continuare a postare a lungo ignorando l'argomento pasta. Men che mai, la pasta al forno, che è una delle mie piatanze preferite di sempre.

Un piccolo passo indietro. Sabato ho passato veramente metà della giornata a letto a dormire, a navigare su internet, a chiacchierare piacevolmente con il mio fidanzato e a guardare serie tv. Ho rimandato mestieri di casa al giorno dopo e mi sono semplicemente dedicata al cazzeggio sfacciato, senza alcun senso di colpa. Visto quanto mi sentivo lazy, volevo coccolarmi mangiando qualcosa che davvero mi piacesse, utilizzando qualche rimasuglio delle cibarie presenti in casa, senza dovermi vestire per andare al supermercato a recuperare gli ingredienti. Ecco com'è nata l'idea di questa pasta per due.

Ingredienti

1 Vasetto di besciamella
200 gr di punte di asparagi
250 gr di maccheroni
4 cucchiai colmi di parmigiano grattugiato
3 cucchiai di pangrattato
1 pizzico di sale
burro per ungere
1 filo d'olio

Ho usato un barattolo di besciamella gentilmente offerta dalla solita santa mamma, che la sera prima avevo messo a scongelare (la besciamella, non la mamma). Barattolo che è miracolosamente scampato per qualche mese ad una serie di gloriose infornate di lasagne e che giaceva ramingo in fondo all'ultimo cassetto del freezer. Quando la roba è genuina e di buona qualità, si conserva benissimo, a mio parere! Ad ogni modo, dovendola preparare al momento, opto per una semplice ricetta di famiglia, che prevede una salsa nè troppo liquida, nè troppo soda, e che si prepara con la stessa quantità dei tre ingredienti base (es, 100 gr di burro, 100 gr di latte e 100 gr di farina): si mettete in un pentolino il burro, e lo si fa sciogliere, aggiungendo la farina setacciata, facendo cuocere il tutto per qualche minuto, mescolando continuamente ed evitando di farle prendere colore o farla attaccare; a questo punto si toglie il pentolino dal fuoco e si aggiunge al roux il latte caldo, mescolando il tutto con un cucchiaio di legno.
Si rimette quindi il pentolino sul fuoco, facendo cuocere a fiamma bassa finchè la salsa comincerà a bollire e si aggiunge un pizzico di sale e un pizzico di noce moscata. Si copre il pentolino con un coperchio e si fa cuocere la besciamella, sempre a fuoco basso, per 15 minuti, il tempo necessario per far addensare la salsa, mescolando di tanto in tanto.

Chiusa questa parentesi, mentre ho fatto cuocere a vapore le punte di asparagi delle quali volevo sbarazzarmi, ho imburrato una pirofila, e ho preriscaldato il forno a 200°. Quando gli asparagi si sono appena inteneriti, li ho scolati e conditi con un filo d'olio, un pizzico di sale e una grattata di pepe. Ho messo a cuocere i maccheroni in acqua salata bollente, ma solo per 4-5 minuti, scolandoli ancora praticamente crudi. Nella pirofila, quindi, ho mescolato la pasta con la besciamella, gli asparagi, gran parte del parmigiano e del pangrattato. Ho concluso cospargendo tutto con il rimanente parmigiano e l'ultima cucchiaiata di pangrattato ed ho infornato per una ventina di minuti. Bollente e filante è una delizia scacciapensieri!

sabato 27 marzo 2010

Quesadillas of Love!

Sapete che c'è di nuovo? Oggi non si cucina. Stamattina io ed il mio Biondo ce la siamo presa molto comoda, ora abbiamo voglia di rilassarci e riposarci perchè la settimana è stata pesante per entrambi, ma nonostante tutto ci sono state coccole, chiacchiere e le chiacchiere sono state così proficue, così piacevoli, e hanno portato a conclusioni così interessanti che sono di ottimo umore... In più sta anche uscendo il sole.

Quando le condizioni sono così favorevoli, sarebbe un peccato rovinare tutto non cedendo all'autoindulgenza. E allora stasera andremo di Quesadillas, gustosissime piadine alla maniera messicana. Caloriche, ma tanto ho già perso 4 kg in due mesi, quindi lo strappo alla regola è ampiamente concesso!

La ricetta è quella della nostra cuocona inglese Nigella. Enjoy this!

martedì 23 marzo 2010

I calzoni al forno con l'impasto di mamma

E finalmente arriviamo al tasto dolente dei lievitati. La ricetta che vado a proporre, almeno per quanto riguarda la pasta, si tramanda di madre in figlia nel ramo abruzzese della mia famiglia. Era la ricetta con cui mia nonna preparava le "pizz'onte", gustosissime frittelle a base di impasto per la pizza, che permette a mia madre di sfornare una la splendida pizza, spesso con pomodoro, mozzarella, tonno e verdure, la cui sporadica mancanza sulla tavola la domenica sera provoca sempre grandi proteste da parte mia e del mio babbo (viziati!) e, molto più modestamente, con cui io mi diverto a creare dei piccoli calzoni aromatici da servire bollenti, ogni volta che ci viene voglia.

Perchè tasto dolente, allora? Semplicemente perchè padroneggio ancora in maniera incerta l'arte dell'impasto di preparati come pizza, focaccia et similia e ammetto che ancora oggi all'idea che la pasta venga grumosa, non disponendo ancora di una planetaria, o che lieviti troppo poco, o che rimanga troppo secca, mi vengono i sudori freddi. La materia è ostica e spinosa, gli impasti sono creature delicate, che si inalberano per un nonnulla, rovinando la preparazione di una buona pizza. 2 cucchiai di acqua di troppo o una cucina non abbastanza calda rischiano di mandare in malora la fatica di mezzo pomeriggio. Occorre cautela e sangue freddo, per come la vedo io. Ma prima o poi riuscirò a padroneggiare la materia con la stessa nonchalance di mia madre, che sfoggia sempre robetta meravigliosa, senza perdere un colpo.

Dunque l'altra sera, appena ristabilita da una brutta influenza di stomaco, e con la fame nera di chi per due giorni si è nutrito solo di riso bollito e insalatina, ho pensato di preparare per cena dei calzoni ripieni (non fritti, ma al forno, stavolta mi sono data una regolata). Ecco a voi cosa ne è venuto fuori!

Ingredienti (per circa 8 calzoni)

1 kg di farina 00
2 cubetti di lievito di birra
acqua tiepida qb
80 gr di strutto (in mancanza, va bene anche il burro)
30 gr di sale
20 gr di zucchero

per il ripieno

2 mozzarelle
200 gr di prosciutto crudo

per la copertura

3 cucchiai di olio evo
2 mazzetti di rosmarino fresco
2 cucchiaini di origano essiccato

Creando la consueta fontana e aggiungendo il sale per ultimo, si impastano bene gli ingredienti. Solitamente odio chi, nel proporre una qualsiasi ricetta, non scrive le dosi precise ma davvero, in questo caso, non è possibile fare una stima precisa dell'acqua tiepida necessaria. Dipende essenzialmente dalla farina che utilizzate e dalla sua capacità di assorbire i liquidi. Per non sbagliare, consiglio di cominciare con una grossa tazza da caffelatte colma, in cui far sciogliere i due cubetti di lievito, cominciare ad impastare con questa, aggiungendone poca alla volta ed, eventualmente, aumentare la dose, ma sempre procedendo per gradi. Il concetto è i"mpastare - aggiungere acqua - impastare - aggiungere acqua", finchè la pasta non raggiunge la consistenza giusta, che è nè troppo molle, nè troppo secca, ma umidina al punto giusto, elastica e liscia come il sedere di un bambino piccolo.

Questa bella palla liscia (stavolta mi è venuta proprio bene, constato con un sospiro di sollievo) la metto a riposare un'ora dentro il forno spento ma caldo. La reimpasto altri due minuti e la rimetto a riposare, ancora una volta, per una mezz'oretta. Quando la croce che ho creato col coltello non è più visibile, significa che l'impasto è pronto. Posso a questo punto accendere il forno a 220°. Ricavo 8 palline che stendo col matterello, al centro delle quali posiziono qualche cubetto di mozzarella e un paio di fette di prosciutto crudo, quindi chiudo i calzoni come se stessi creando dei grossi ravioli, facendo attenzione che restino sigillati e non fuoriesca nulla.

Sistemo i calzoni, che già hanno un bell'aspetto tronfio e morbido, su due placche da forno, precedentemente coperte dall'apposita carta, quindi li spennello con l'olio d'oliva e li cospargo di origano e rosmarino tritato col coltello. Trenta minuti in forno e, appena la pasta comincia appena a colorirsi, la nostra cena è pronta. Mi piace mangiare sul letto, con una birra belga nella destra e la sinistra che impugna un calzone caldo. Qualcuno lo definirebbe un modo cialtronesco di affrontare il momento del pasto, ma tant'è ; )

lunedì 22 marzo 2010

Dolci scambi: crostata alla ricotta e cioccolato

Adoro avere qualcosa di dolce da mettere sotto i denti quando torno da un viaggio, o anche solo dalla scampagnata di un giorno. Sabato, con un paio di amici, abbiamo trascorso la giornata a Orvieto, approfittando del Fantasy Horror Award, prima manifestazione del suo genere in Italia, per riuscire finalmente a visitare questa deliziosa cittadina medievale, per altro vicina alla Capitale o, almeno, a un'ora e mezza di macchina da casa. Nota assolutamente positiva, assieme alla bellezza del Duomo e della Rocca, è stata il pranzo meraviglioso in un locale segnalato dalla Guida del Gambero Rosso, Piazza del Popolo, collocato appunto nell'omonima piazza. Quegli Umbrichelli al tartufo nero, che meraviglia! Be', ho gradito così tanto che merita un minimo di pubblicità... E poi è sempre bello incontrare persone che amano il proprio lavoro, come il cuoco/proprietario, che è venuto direttamente al nostro tavolo per fornirci qualche piccolo consiglio e spiegarci i piatti della tradizione e quelli riveduti e corretti. E' sicuramente di ispirazione per chiunque ami la cucina!

Ad ogni modo, tornando a casa ho imballato e imbustato una crostata preparata la sera prima, per fare in modo che il mio moroso potesse portarla a casa dell'amico che lo ospita in occasione delle partite della Roma. Con la mamma di Marco, l'amico in questione, ormai, si sta instaurando un proficuo do ut des in materia dolciaria: siamo contente di scambiarci ricette e fette di dolce in cambio di chicche e consigli. Per rispondere adeguatamente ad un piccolo cadeau a base di muffins al cacao, ho confezionato in suo onore una bella crostata con ricotta, pere grattugiate e gocce di cioccolato. Ora scusate, vado ad estrarre i calzoni dal forno, e vi lascio con la ricetta.

Ingredienti

120 gr di farina per dolci
100 gr di zucchero
125 gr di burro leggermente salato
1 uovo
2 tuorli
scorza grattugiata di un limone

Per il ripieno:
200 gr di ricotta di mucca
80 gr di gocce di cioccolato
2 piccole pere coscia
1 cucchiaino di bourbon
2 cucchiai colmi di zucchero
1 tuorlo per spennellare la frolla

Ho creato sul tavolo della cucina una piccola fontata con la farina, lo zucchero ed il burro ammorbidito, al cui centro ho posto l'uovo intero, i tuorli e la scorza grattugiata di un bel limone bio. Il burro che uso per queste preparazioni è il classico danese Lurpak, leggermente salato, che permette di evitare anche il solito pizzichino di sale di rito. Ho impastato velocemente in modo da ottenere una palla liscia ed elastica (come dice chi ne sa, della stessa consistenza del lobo dell'orecchio), che poi ho avvolto nella pellicola per alimenti e riposto una mezz'ora in frigo.

Nel frattempo ho acceso il forno, portandolo alla temperatura di 200° e mi sono dedicata al ripieno, passando dell'ottima ricotta di mucca nello schiacciaverdure, o schiaccia patate, come vi pare. Nella stessa ciotola in cui ho fatto colare la mia ricotta ho aggiunto due piccole pere coscia grattugiate - le pere coscia, a mio avviso, hanno proprio la dolcezza giusta per la preparazione di un dolce come questo - le gocce di cioccolato e lo zucchero, quindi ho lavorato gli ingredienti con una spatola, fino ad ottenere una bella crema liscia. Da ultimo, ho versato giusto un cucchiaino di bourbon Vecchia Romagna.

Finalmente, ho steso la pasta con il matterello, creando un disco alto circa 5 mm, che ho debitamente bucherellato con la forchetta e posizionato, su carta da forno, in una tortiera dal fondo estraibile di 20 cm di diametro. All'interno ho spalmato il composto a base di ricotta, terminando con delle piccole decorazioni a griglia fatte pasticciando con la raganella e la pasta frolla avanzata, che ho spennellato cun un tuorlo d'uovo prima di infornare. Via al caldo per non più di 25-30 minuti, et voilà! Fonti ben informate rivelano che la crostata sia finita in men che non si dica ; )

giovedì 18 marzo 2010

Riso alla cantonese con pollo all'ananas

Stasera comincerei con una nota divertente: ho scoperto con una certa sorpresa, poco fa, che il mio modesto blog, una creatura nata da qualche giorno e che ancora si regge su fragili e incerte gambette, ha già ricevuto una visita da Kyoto, una da Parigi ed una da Washington DC. Chissà quali oscuri percorsi hanno portato tre cybernauti provenienti da angoli così distanti del mondo ad incapare ne La grand Bouffe. Questo però fa riflettere sul potere della rete e sulla capacità di veicolare i contenuti più disparati (e disperati)... Alla mia prossima visita su Google Analytics conto di trovare almeno un cinese ed uno spagnolo (Lollo da Sitges, se mi leggi, fai ciao con la manina!) ; )

Altra riflessione profonda quanto una pozzanghera sulla via di Torrevecchia: le cose non programmate sono quelle che riescono meglio, che si tratti di un fidanzato conosciuto grazie ad un numero di cellulare digitato male - già, anche questo può succedere, a quanto dicono - di incontri improvvisi, o banalmente di cene organizzate in maniera estemporanea. Questo, banalmente, è quanto mi è capitato ieri sera. Spiego meglio. Ieri il mio moroso era impegnato con un addio al celibato e, per una congiunzione astrale che si ripeterà fra un migliaio di anni, anche le mie tre amichette di recente acquisizione erano libere e senza un gran che da fare. Con un giro di telefonate molto rapido ci siamo accordate per cenare a casa mia. Fortunatamente tra frigo e credenza faccio in modo che non manchi mai del pane casereccio fresco, ingrediente strategico per un'ottima bruschetta, del prosciutto buono e qualche assaggio di formaggio francese/sardo sfizioso. Ognuno ha le sue fisime! Hanno completato il tutto l'insalata di farro e gamberetti portata da una delle fanciulle, una bottiglia di Falanghina alla temperatura ottimale e, per non farci mancare nulla, quattro porzioncine di shushi sake prelevate per tempo dal ristorantino di cui ho parlato qualche giorno fa... Per dessert, uno tzunami chiacchiere e di risate, tanto che ancora adesso ho gli addominali leggermente indolenziti.

Rimanendo in tema di piatti orientali, direi che posso partire a bomba con la ricettina preparata tre sere fa, una piacevolissima scoperta. Anche questa volta, le dosi sono per due.

Ingredienti
(per il riso alla cantonese)
150 gr di riso basmati
200 gr di pisellini surgelati
100 gr di prosciutto cotto affumicato
1 uovo grande
2 cucchiai d'olio evo
1 noce di burro
1 cipollina fresca
1 pizzico di sale
1 grattatina di noce mosacata (facoltativa)
2 cucchiai di salsa di soia

(per il pollo all'ananas)
2 fette di petto di pollo
1 confezione da 340 gr di Ananas in scatola (compreso il succo)
farina per impanare il pollo
1 cucchiaio o poco più d'olio evo
2 lime
1 pizzico di sale

E' opportuno preparare questo sostanzioso piatto unico provvedendo innanzitutto al riso alla cantonese, rigorosamente di qualità basmati. Nel mio capace wok Ikea ho messo a dorare nell'olio d'oliva la cipollina, quel particolare tipo che gli inglesi come Nigella Lawson chiamerebbero "spring onion", che io trovo più delicato, e di conseguenza più adatto ad una preparazione del genere, quindi, alzata leggermente la fiamma, ho aggiunto il prosciutto tagliato a listarelle ed i pisellini surgelati. Nel frattempo ho buttato il riso nell'acqua bollente salata, facendolo lessare per circa una decina di minuti. A parte, ho preparato una frittatina piuttosto consistente, con un solo uovo, in un tegamino nel quale ho fatto precedentemente fondere una noce di burro. Chi gradisce può, per altro, grattare un pochino di noce moscata sull'uovo sbattuto, prima di versarlo nel tegamino. Ho tagliato irregolarmente la frittatina ottenuta, mescolando i pezzi ai piselli ed al prosciutto rosolati. Alla fine ho aggiunto il riso scolato, ho regolato di sale, finendo di cuocere il tutto a fiamma moderata, sfumando con la salsa di soia, per due minuti.

Veniamo al pollo. In una casseruola in cui ho fatto scaldare l'olio, appena raggiunta una temperatura elevata, ho buttato il pollo tagliato a listarelle e infarinato. Tutto ciò che occorre fare dopo è sfumare con il succo dei due lime e, quindi, con un po' del succo d'ananas del barattolo. Quando si è a un passo dal servire, si versano nel tegame, mescolando, le fettine di ananas tagliate in quattro pezzi. Per accompagnare il riso è il secondo ideale, provare per credere!

lunedì 15 marzo 2010

Try a little tenderness: il Mont Blanc

Non c'entra un gran che con la prossima ricetta, ma volevo assolutamente condividere con voi la grande gioia che mi assale ogni volta che penso al nuovo ristorantino cino-giapponese che ha aperto proprio qui all'angolo e che potrebbe salvarmi in corner in più di un'occasione; per esempio, quando torno troppo tardi dall'acquagym per aver davvero voglia di cucinare - eh sì, capita anche ai migliori. Se poi si tratterà di vero amore o di un fuoco di paglia, lo scopriremo solo col tempo. Quanto meno i menù, tanto quello cinese, quanto quello nipponico, sembrano abbastanza promettenti, ed il fatto che il ristorante in questione prepari anche piatti d'asporto da portare comodamente a casa di certo costituisce un forte incentivo.
Ma ora parliamo di cose "serie": può mai essere domenica senza che a fine pranzo venga servito il dessert? La domanda è un tantino retorica, ma serve a introdurre il dolce che ho presentato al mio entusiasta assaggiatore ufficiale (anche conosciuto come il mio fidanzato). Avevo delle castagne già lessate e pronte per l'uso in freezer e mi sembrava il momento di utilizzarle e liberare un po' di spazio per i già menzionati hamburger fatti in casa dalla mia mamma. La scelta di preparare un mont blanc, quindi, si è rivelata quasi obbligata... Senza contare che si tratta del dolce preferito del suddetto assaggiatore! Ecco che quindi ho fatto di necessità virtù, sperimentandomi per la prima volta nella creazione di questo morbidissimo dessert, leggermente fuori stagione ; ) Inutile precisare che questo piccolo mont blanc (piccolo, sì, perchè avevo solo 300 grammi di castagne) è finito nell'arco di una serata! Le dosi qui sotto vanno bene per una coppia di golosastri come me e la mia dolce metà.

Ingredienti

300 gr di marroni o grosse castagne
250 ml di latte intero
1 cucchiaino raso di cacao in polvere
75 gr di zucchero
1/2 bicchierino di rum
200 ml di panna montata
100 gr di meringhe
qualche violetta candita per guarnire (facoltativa)

Anche in questo caso la comodità di avere qualcosa di già cotto e pronto in freezer è stato un fattore determinante. Nel caso in cui non si fosse così fortunati, poco male, basta avere un'oretta di tempo in più a disposizione per lessare e sbucciare le castagne. Il procedimento infatti prevede che i marroni, o le castagne, appunto, sui quali saranno state applicate delle piccole incisioni, vengano messi a cuocere per 40/50 minuti in una pentola, appena coperti d'acqua e quindi sbucciati e privati anche della pellicina scura interna. Saltato grazie al cielo a pie' pari questo step, ho semplicemente messo a cuocere ulteriormente le castagne nel latte per una ventina di minuti, fino a quando le ho sentite tenere sotto il cucchiaio di legno. Naturalmente questo passaggio è indispensabile, a prescindere dal fatto di avere le castagne già pronte, o di doverle prima far cuocere in acqua. Una volta morbide, quindi, le ho passate nello schiaccia patate ed ho mescolato la purea così ottenuta, una volta fatta freddare a temperatura ambiente, con il rum, lo zucchero ed il cacao in polvere. Ho lasciato raffreddare ulteriormente il composto in frigo per circa un'ora, in modo da fargli assumere consistenza e, da ultimo, l'ho ripassato nello schiaccia patate così da ottenere tanti simpatici vermicelli. Per concludere, ho servito il mont blanc utilizzando una formina tonda e decorandolo con sbuffi di panna montata, e circondandolo con meringhe sbriciolate e violette candite (anche queste ultime frutto dell'ultimo raid da Castroni). Come direbbe Julia Child, "Bon appetit!"

sabato 13 marzo 2010

Julie e Julia

Di certo non è la stora della mia vita, ma mi pare comunque una bella storia...

Quel sapor mediorentale, parliamo di hummus

Stavolta cambiamo un po' genere e ci spostiamo in medioriente. Ieri sera, come ogni venerdì sera, mi sono presa il mio tempo per sistemare un po' casa, visto che ho passato una settimana infernale tra lavoro ed uscite serali e avevo qualche arretrato, tipo lavatrici da fare, lenzuola da cambiare e robetta così. Nonostante tutto, avevo voglia di mangiare qualcosa di buono, senza impiegare un'eternità a spadellare, affettare, cuocere etc. Allora, dato che avevo portato a casa della focaccia croccantina e che aprendo la credenza mi è caduto l'occhio sulla tahina, altro piccolo tesoro di non facile reperibilità (salsa libanese a base di sesamo), ho pensato di preparare dell'hummus da servire con la focaccia, per accompagnare quei buonissimi hamburger di vitello e melanzana preparati da Santa Mamma, e che si cuociono sulla piastra in due minuti due. E poi il venerdì sera è così bello guardare un filmone a letto con la panza piena di cose saporite! Poi si dorme molto meglio ; ). Btw, non ho dormito meglio manco per niente, dato che c'è venuta voglia di vedere Revolutionary Road, gran film, per carità, ma così triste che alla fine mi sono dibattuta tutta la notte in incubi a base di abbandono e litigi. Vabè. Venerdì prossimo si va di Lando Buzzanca e Lino Banfi prima maniera!

Ingredienti

250 gr di ceci
2 cucchiai colmi di tahina
2 spicchi d'aglio
2 cucchiai d'olio
1 punta di cucchiaino di paprica
1 punta di cucchiaino di peperoncino in polvere
un mazzetto di prezzemolo tritato
il succo di un limone
un pizzico di sale

Partiamo dal presupposto che ho usato ceci Cirio in barattolo. Ora, so che qualche anima candida obietterà che "noooooo, i ceci freschi sono molto meglio". Sono certa che sia così. Il problema è che i ceci freschi vanno tenuti a bagno una notte e poi lessati e francamente ieri non ne avevo nè voglia, nè tempo (non è che durante il giorno io stia proprio a smacchiare leopardi, per dirla tutta). Quindi, passando di volata al supermercato, ho preso un bel barattolo di ceci pronti... Ecco, magari, non è il caso di tirare tanto sul prezzo e puntaree alla qualità, quello ve lo concedo. Tornando a noi, ho sgocciolato i ceci e li ho messi in una ciotola assieme agli altri ingredienti e ho frullato tutto per un minuto con il minipimer. E' mia ferma intenzione comprare il Bimby quanto prima, come qualcuno già sa, ma questa è un'altra storia. Vi assicuro, servito con la focaccia calda di forno, l'hummus è una delizia in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.
Apro una piccola parentesi sui cibi difficili da trovare, tipo la tahina, le noci pecan, la créme fraiche (questi ultimi due visti nelle puntate precedenti). So che può essere frustrante mettersi in cerca di certi ingredienti. Per questo consiglio vivamente di individuare, nella vostra città, un emporio di prodotti simil coloniali o un ingrosso, o un supermercato grande e fornito e perdere del tempo, ogni tanto, a curiosare tra gli scaffali. Davvero non si finisce mai di scoprire. A Roma, ad esempio, è strafacile: basta andare da Castroni, nota catena di negozi nati come semplici torrefazioni e che negli anni hanno cominciato ad ingrandirsi e ad offrire prodotti d'importazione. Una meraviglia per gli occhi, in poche parole. Ora non saprei più come farne a meno!

sabato 6 marzo 2010

Bavarese al rum e mandarino

Ed eccoci arrivati al week end! Sono finalmente riuscita a fare un salto su in Brianza dai miei, che non vedevo da Natale, anche se come di consueto si tratta più di una toccata e fuga che di una visita con tutti i crismi. Quindi questo pomeriggio mi darò al relax più spudorato, e intendo dire che voglio fondermi con il divano del salotto e vedermi almeno un paio di bei filmoni in compagnia di mamma, babbo e zia. Stamattina dal dentista mi sono stressata anche troppo, per i miei gusti ; ) Per il momento "cinema" proporrò Revolutionary Road di Sam Mendez, che l'anno scorso ho bucato per eccesso di impegni cinematografici e stasera, dopo una bella cena a base di pizze fritte e salame - la cena dei campioni - pensavo al Duello Frost Nixon. Un filmone impegnato ma non pesante che potrebbe sicuramente piacere al mio pubblico.
Prima di tutto questo, però, smaltisco davanti al pc il favoloso pranzo di oggi, approfittandone per postare la ricetta della Bavarese al rum e mandarino che ho sfoggiato per il pranzo domenicale coi nonni del moroso settimana scorsa. E' venuta proprio bene, vellutata e non pesante, lontana anni luce dalla consistenza paludata di certe panne cotte/budini che mangi in giro... Tra l'altro, la creazione è stata alquanto utile per levare di mezzo tre mandarini che stavano languendo in frigo (errore mio che avevo comprato quella varietà con più semi che polpa e che, oggettivamente, invoglia molto poco). Insomma, faccio prima a scrivere come si fa.

Ingredienti

5 tuorli d'uovo
250 cl di latte
4 mandarini
3 cucchiaini di rum scuro
150 gr di zucchero
12 gr di gelatina per dolci in fogli
200 gr di crème fraiche
caramello per decorare

Ho messo a bollire il latte in un pentolino con la scorza grattugiata di 2 mandarini. Intanto che questo freddava, ho battuto molto bene i tuorli con lo zucchero, fino ad ottenere una sorta di zabaione chiaro. Ho versato il latte ormai freddo dentro la ciotola con l'uovo battuto, unendo i tre cucchiaini di rum, per poi mescolare gli ingredienti. Quello che si ottiene è un composto liquido che va rimesso sul fuoco e portato lentamente a bollore, mescolando di continuo, in modo che, dopo qualche minuto, si veli il cucchiaio di legno. A fuoco spento ho aggiunto il succo di tre mandarini (filtrato) ed i fogli di gelatina ammollati in acqua fredda e strizzati, dopodichè ho lasciato raffreddare il tutto, mescolando ogni tanto. A crema completamente fredda ho aggiunto la crème fraiche. Apro una breve parentesi su questo ingradiente che fa uscire pazzo chiunque lo cerchi al supermercato... Per prima cosa, è difficilissimo trovarla, la mia fortuna è che il Pim sotto casa generalmente è abbastanza fornito. La prendo sempre di una marca tedesca (vi saprò dire esattamente quale, visto che ora non sono a Roma e non posso controllare) nel banco frigo vicino al burro e agli yogurt. A mio parere per questa bavarese si può agilmente utilizzare anche la normale panna liquida addizionata con un paio di cucchiaini di succo di limone, per creare lo stesso leggero grado di acidità della crème fraiche. In questo caso, però, consiglierei di aggiungere un altro paio di foglietti di gelatina per ottenere la consistenza ideale. Per finire, ho passato un po' d'olio con il pennellino per dolci all'interno dello stampo per bavaresi e vi ho versato dentro il tutto. Basta lasciarlo in frigo qualche ora coperto con un velo di pellicola per alimenti e, al momento di servire, rovesciare su un piatto da portata, guarnendo la bavarese con il caramello e l'ultimo mandarino a spicchi rimasto. Buonissimo, ve lo assicuro!

mercoledì 3 marzo 2010

Minimuffins al bacon

Ok, sono stanca morta, ma valeva proprio la pena di pubblicare la mia creazione domenicale. Prima di tutto, comunque, sono contentissima di aver potuto vedere le foto dell'addio al nubilato della mia amica Raffaella. E' stata una gran bella serata e mantenerne il ricordo con le foto scattate da Manuela, la sorella dello sposo, che ha avuto la santa pazienza di immortalarci in momenti più o meno - decisamente meno - di classe, non ha veramente prezzo. Carica come sono, nonostante la massacrante giornata lavorativa di primo vero impatto con un pubblico più burino che mai, posso anche buttare l'ultimo residuo di energia nel pubblicare la ricetta di questi piccoli muffins al bacon (o pancetta della Perfida Albione, se vi aggrada).
Intanto, chi ha detto che i muffins sono solo quei simpatici dolcetti destinati ad allietare la colazione, la merenda ed il dopo cena di noi golosi gourmand (non mi va di controllare se si scrive davvero così, quindi eventualmente perdonate la mia scarsa padronanza del francese)? In realtà qualsiasi ingrediente minimamente appetibile, dolce o salato che sia, è il perfetto candidato per diventare protagonista dei suddetti irresistibili "pasticcini". Questi, ad esempio, sono perfetti come antipasto, serviti magari con qualche fettina di salame stagionato o accompagnati a del formaggio francese, tipo camembert, o brie.

Ingredienti

250 gr. di farina 00
50 gr di parmigiano reggiano grattugiato
1 bustina di lievito per impasti salati
2 cucchiaini rasi di sale (io uso il sale rosa dell'Himalaya, meno sapido e più salutare)
250 gr di latte
50 gr d'olio evo
1 uovo grande
100 gr di bacon
100 gr di fontina

Ricordiamoci, per prima cosa, di preriscaldare il forno a 180°. Si procede quindi, come per tutte le ricette dei muffins, unendo in una ciotola gli ingredienti secchi, come in queso caso la farina setacciata, il lievito, il sale (aggiungendolo in seguito per evitare che agisca da antagonista del lievito, anche se non dovrebbe) ed il parmigiano. In un'altra ciotola, si sbatte bene l'uovo con il latte e l'olio, quindi si versano gli ingredienti secchi e si mescola il tutto, in modo da creare una pastella piuttosto consistente. Il fatto che il composto rimanga granuloso costituisce, in queste ricette, soltanto un plus. In fine, si uniscono il formaggio ed il bacon tagliati a cubetti. Una volta imburrati e infarinati gli stampini per i muffins, si riempiono per metà con la nostra pastellozza, facendo uso di un mestolino. Personalmente, ho utilizzato uno di quegli stampi sagomati che vendono da Ikea, l'ho pagato poco e fa il suo bravo lavoro. L'unico piccolo inconveniente, se così possiamo chiamarlo, è che, più che dei muffins, crea dei MINImuffins tipo panettoncini. Ma va bene così! Torniamo a noi: si inforna per 15-20 minuti e basta. Vedremo che i minimuffins si staccano da soli e con facilità, semplicemente rovesciando su un piatto la teglia. Serviti appena tiepidi con i salumi ed un buon bicchiere di bianco tipo Prosecco di Valdobbiadene alla giusta temperatura sono la morte sua ; )

sabato 27 febbraio 2010

Le Melizze di Luciana Littizzetto

Ed ecco la seconda stramberia che ieri sera ha fatto bella mostra di sè sulla nostra tavola. Le Melizze! Questo contorno è nato dall'esigenza di smaltire un po' di melanzane grigliate (ne avevo effettivamente cotte troppe) presentando qualcosa di gustoso, chè altrimenti io ed il mio moroso ci annoiamo, a mangiare sempre le stesse cose : ) Allora ho pensato a questa ricettina veloce, ispirata da Luciana Littizzetto che, non ricordo in che occasione, parlava di quello strano stato d'animo per cui si è indecisi tra la pizza e la parmigiana di melanzane, e allora perchè non optare per entrambe? Se non ricordo male, poi, la comica torinese proponeva di preparare questa crasi culinaria friggendo le melanzane - ma, come dicevo, io le avevo già belle che pronte grigliate - sovrappenendo la mozzarela di bufala, che io ieri sera non avevo in frigo, e spolverizzando il tutto con il parmigiano grattugiato. Ma, come al solito, ho fatto a modo mio. Ora vi dico come.

Ingredienti

2 piccole melanzane tonde
200 gr di fontina
300 gr di momodorini tipo ciliegino
origano
sale
pepe
olio evo

Ho preso queste benedette fette di melanzane grigliate che avevo in sovrappiù e le ho disposte in una teglia, sulla carta da forno. Ho tagliuzzato i pomodorini in 8 pezzi, raccogliendoli poi in una ciotola e condendoli con l'olio, un pizzico di sale, una grattatina di pepe e l'origano (che io adoro), dopodichè ho tagliato la fontina a cubetti. Ho cosparso le mie melanzane con i due ingredienti magici e, tocco finale, ho irrorato con una goccina d'olio e con un ulteriore aggiunta di origano. Niente parmigiano che, a mio parere, finirebbe per mortificare il connubio felicissimo della melanzana con l'origano. 5 minuti in forno preriscaldato a 220° e poi ho servito con un bel sorriso trionfale sulla faccia!

Insalata di zucchine e noci pecan

Buongiorno! E' un sabato radioso e quasi primaverile e non vedevo l'ora di cominciare a fare sul serio, postando i due deliziosi contorni preparati per la cena di ieri. Iniziamo con quello forse più sfizioso, cioè l'insalata di zucchine con noci pecan. Un piccolo passo indietro. Le noci pecan, queste sconosciute. Si tratta semplicemente di una qualità di noci (per la verità da noi è piuttosto difficile trovarla) originaria dell'America settentrionale, particolarmente ricca di grassi... E questo la rende terribilmente buona, ahinoi. Non è che queste piccole meraviglie si differenzino molto dalle comunissime noci del supermercato, solo, hanno un colorito un po' più scuretto ed il gheriglio di una forma leggermente più stretta e allungata. Chiusa questa parentesi, se non riuscite a trovarne al supermercato o in frutteria, o magari in uno di quei bellissimi empori "coloniali" che vendono prodotti particolari da tutto il mondo, potete tranquillamente optare per le noci comunemente in commercio, nessuno dei commensali potrà aversene a male ; ). Altra doverosa precisazione, l'ispirazione per questa ricetta mi viene dalla bravissima Arietta: l'altro giorno sfogliavo un po' le pagine del suo blog per trarne ispirazione ed ho trovato un'insalata molto simile, soltanto fatta con patate e pinoli. Io l'ho solo alleggerita un filino, togliendo il mio tubero preferito e sostituendo i pinoli tostati con le mie amate noci pecan. La dose di seguito è per la classica famigliola di 4 persone.

Ingredienti

1 scatoletta grande di tonno
3 zucchine
100 gr di noci pecan
sale
pepe
olio evo di quello buono
foglioline di maggiorana fresca a piacere

Ho tagliato le zucchine con un pelaverdure, creando delle striscioline piuttosto sottili, quindi le ho passate sulla griglia rovente, precedentemente unta d'olio. Basta un minuto o poco più, perchè la verdura deve mantenere una consistenza croccante (e del resto credo di parlare a nome di tutti quando dico che sentire la consistenza moscetta di zucchine & co sotto i denti non fa piacere a nessuno). In una capace insalatiera ho unito quindi le zucchine al tonno scolato e sbriciolato e ho aggiunto le noci pecan tritate molto grossolanamente. Un pizzico di sale e una grattata di pepe e l'ultima cosa è stata irrorare con un filo d'olio di quello buono, giusto perchè ho la fortuna di avere la mamma abruzzese che non mi fa mai mancare la scorta di olio del frantoio. Qualche fogliolina di maggiorana fresca sbriciolata a mano ed il gioco è fatto!

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