sabato 26 marzo 2011

Latkes leggeri

Probabilmente è arrivata la bella stagione. Stamattina sono uscita di casa e c'era un tempo meravigliosamente bello, il pratino sotto casa è un tripudio di margherite e violette e anche le giornate si stanno allungando. Non è che quindi abbia passato molte ore in cucina, ultimamante. Però sono ben contenta di proporre una ricetta di qualche tempo fa, preparata come contorno in occasione di uno di quei pranzoni domenicali dove non manca certo un bel piatto forte a base di carne.

I latkes sono frittelle di patate tipiche della tradizione ebraica, proposte come contorno o stuzzichino in qualsiasi deli newyorkese che si rispetti, non meno richieste del pastrami e di certi cetrioli sottaceto che manco la Saclà.

Ho letto tante ricette e più o meno tutte prevedono farina e uovo come addensanti, per rendere i latkes compatti. La formula adottata per l'occasione, invece, contemplava solo l'utilizzo di due patate per commensale, un'abbondante grattugiata di pepe e un pizzico di sale: si grattugiano le patate e si strizzano con l'aiuto di un canovaccio pulito, per eliminare parte dell'amido, quindi si aggiungono sale e pepe e si ottengono le frittelle utilizzando un coppapasta rotondo. Restano poco stabili e la forma sicuramente non è perfetta, ma così le trovo più leggere e digeribili. Uno ad una, facendo molta attenzione, si dispongono i latkes sulla griglia unta d'olio (o in un padellino antiaderente), rovente. Sono pronti quando formano una sorta di crosticina leggermente brunita in superficie.



domenica 13 marzo 2011

La pizza di Bonci

E' stato un sabato piuttosto tranquillo e sonnacchioso. Tutona di casa e pc perennemente acceso per rispondere alla posta e piluccare qua e là qualche idea mangereccia dalle mie foodies di fiducia: normalissima amministrazione. Certo, ultimamente il tempo non invoglia a mettere piede fuori casa, è marzo ma sembra novembre e io non vedo l'ora di poter mandare in lavanderia quella specie di piumone da letto/muta da palombaro imbottita, che mi ostino a spacciare per cappotto, a cui in inverno faccio sempre fatica a rinunciare.

E confesso che tra i vari cybergiri su internet, sono andata alla ricerca di un corso di food photography. Mi sembra di vedere le smorfiette ironiche di quanti, soltanto un mese fa, leggevano su queste pagine una mia affermazione sprizzante autocompiacimento e finta noncuranza: "non tengo particolarmente a vincere il premio "Donna Hay" per la miglior presentazione fotografica del 2011". Falso, falso, e ancora falso, vostro onore! O meglio, certo non ambisco a vincere un premio come miglior food photographer dell'anno, non è questo il mio scopo, tanto più che siamo ben lontani da certi standard. Però magari riuscire a postare qualche foto senza effetto "lumino dei morti" e "manina tremula" ogni tanto sarebbe bello, ecco. Sicuramente la Canon dei miei non aiuta, sicuramente l'ostinarmi a scattare di sera, dopo aver cucinato tutto il pomeriggio, mette un bel carico da undici, ma sono convinta di avere grossi margini di miglioramento. Questo quindi è un altro buon proposito per il 2011!

Ma veniamo al sodo. Ieri mi sono cimentata nell'impasto di Gabriele Bonci, l'ottimo cuoco romano proprietario del Pizzarium. La pizza è stata veramente deliziosa, tuttavia quasi di sicuro sarebbe stata ancora più soffice se avessi avuto il tempo di farla lievitare 24 ore nel ripiano basso del frigo, secondo quanto prescritto dallo chef, usando del lievito madre (di cui non disponevo) anzichè il comunissimo cubetto di lievito di birra. Ma tant'è, alla fine abbiamo spazzolato tutto come se non esistesse un domani.

Ingredienti per due teglie (8 persone o 4 molto golose):
600 gr di farina 00
150 gr di farina integrale
1 cubetto di lievito di birra
560 gr di acqua
2 cucchiai colmi di olio evo
1 pizzi co di sale

L'impasto deve essere estremamente morbido. Più che altro molle. L'ho lasciato riposare coperto e al caldo per un paio d'ore, quindi mamma ci ha rimesso mano e l'ha reimpastato. Come sempre, forno preriscaldato a 220° e santa pazienza nello stendere la pizza nella teglia livellandola con i polpastrelli sulla carta da forno unta. Uno dei miei condimenti preferiti, ultimamente, è la classica margherita potenziata con carciofi romani, origano e tonno. Va servita caldissima.





sabato 5 marzo 2011

Pizzelle abruzzesi (mamma docet)

Passato il periodo di relativo scoglionamento che mi ha tenuta lontana dai fornelli - perchè del resto anche per creare qualcosa di buono occorre avere il giusto mood - ritorno prepotentemente in sella con uno dei grandi classici della mamma, le pizzelle (note ai più come ferratelle) abruzzesi.

E allora questo pomeriggio, dopo aver mantenuto una corrispondenza strategica con un paio di recruiter inglesi, perchè "London calling", ora come non mai, e prima di rituffarmi a pesce sullo studio dei preventivi del nostro viaggio di nozze sui generis, mi sono concessa un'oretta di svago dolciario, preparando proprio questa splendida specialità, in onore delle mie origini majellesi.

La preparazione di questo dolce presuppone l'utilizzo di un apposito ferro elettrico, adatto a conferire a questa sorta di frittelle la loro caratteristica forma. Credo sia leggermente difficile da trovare, però, in negozi di casalinghi comuni, fuori dal territorio regionale.

Ad ogni modo, ecco la ricetta per una quarantina di pizzelle:

6 uova medie
6 cucchiai rasi di olio di semi
6 cucchiai rasi d'olio d'oliva
6 cucchiai di zucchero
6 cucchiai colmi di farina 00 setacciata
la buccia grattugiata di un limone bio
olio q.b per continuare a ungere il ferro da pizzelle, man mano

La preparazione è piuttosto semplice: basta montare a neve ferma (io ho usato le fruste elettriche) i 6 albumi, quindi incorporare poco per volta i tuorli, lo zucchero, l'olio, la farina e la buccia del limone.
La pastella così creata va versata, con l'ausilio di un mestolino, e solo poco per volta, al centro del ferro aperto e preriscaldato. Chiudendo il ferro e aspettando qualche secondo prima di riaprirlo e staccare la singola pizzella, il calore avrà fatto il suo lavoro condensando il composto.

Consiglio vivamente di mangiare le pizzelle entro un paio di giorni, quando ancora sono fragranti. Spalmate di marmellata di more casalinga o di nutella sono veramente la colazione ideale.


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